
In quella terra magnetica ed eclettica che è la Sicilia, luogo di incroci, di incontri e di confronti, tra l’Europa e l’Africa, vorrei condurvi in un posto unico: Villa Palagonia a Bagheria.
Villa Palagonia, una bizzarra residenza di villeggiatura che già all’epoca della sua costruzione, nel Settecento, veniva ricordata come il luogo “più originale che esiste al mondo e famoso in tutta Europa”.

La sua costruzione ebbe inizio nel 1715 per volere del V principe di Palagonia ma risalgono alla metà dello stesso secolo le sorprendenti decorazioni esterne ed interne, che hanno reso celebre nel mondo la Villa con il nome di Villa dei Mostri, a causa delle originali figure in pietra tufacea d’Aspra poste sui muri esterni, raffiguranti animali fantastici, figure antropomorfe, gnomi, dame, cavalieri, musicisti e facce caricaturali.



Diverse ne sono state le letture. Da leggere, più probabilmente, come la critica grottesca del principe committente nei confronti dell’ambiente in cui viveva.
Molto bello e spettacolare è lo scalone a doppia rampa, realizzato in pietra calcarea, sotto il fastoso principesco stemma della famiglia Gravina.
Contribuisce a rendere l’atmosfera inquietante, al piano nobile, la spettacolare Sala degli specchi, collocati con diverse inclinazioni in modo da rendere deforme ogni forma riflessa.

Elegante e singolare, la villa fu acquistata nel 1885 dalla famiglia Castronovo che ancora oggi, grazie ai suoi eredi, rende possibile la visita ad uno dei più straordinari monumenti della civiltà barocca europea.
Salvador Dalí visitò la villa negli anni ’40, ne rimase folgorato. E si racconta che, potendo, l’avrebbe volentieri comprata per i suoi soggiorni in Sicilia.
Anche Renato Guttuso l’amava e la considerava il luogo dei suoi giochi da bambino, lasciandosi ispirare da essa in ben tre opere.
Anche alcuni film sono stati registrati in questo posto surreale.
Tra questi, si ricordano alcune scene de Il Mafioso di Alberto Lattuada con Alberto Sordi, del 1962, Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio, con Sergio Castellitto del 2006 e Baarìa di Giuseppe Tornatore del 2009.