
A Rimini ci sono stata per la prima volta a tredici anni, nel viaggio di III media, e ci ritorno sempre con piacere perché -credetemi- “Rimini è come il blues, dentro c’è tutto”.
La trovo bizzarra e affascinante come quegli uomini senza tempo, un po’ eleganti e un po’ kitsch, con la pelle dorata, i muscoli piacevolmente ancora accennati e il riportino dei capelli impomatato. Quei personaggi che hanno tanta vita attaccata addosso, che ti raccontano storie in continuazione, che ti seducono mentre ti irritano, per i quali non si riesce ad azzeccare un’età neppure approssimativa.
C’è tanta movida, tanti fiori, tanti rumori, tante biciclette; il mare non è un granché ma in compenso c’è un lungomare infinito con spiagge piene di sabbia e campi da basket e da pallavolo e da calcio, tra casette bianche e colori pastello.

C’è l’odore di pesce fritto, di cibi asiatici, di sugo alla bolognese. Ci sono pizze colorate e bancarelle, c’è il fumo di narghilè e l’accento romagnolo. Ci sono alberghi di lusso e stanze neglette, ristoranti di classe e osterie alla buona.
Emozionante è arrivare di notte sotto il Grand Hotel Rimini, cercare le luci accese e sbirciare al suo interno come faceva Titta in Amarcord. Il film del 1973 di Federico Fellini, quello che io trovo più folle, che ogni volta con attenzione riguardo e cerco di mettere a fuoco, finendo sempre col sorridere di fronte al viaggio incomprensibile e crudele che compiamo tutti quando passiamo dall’adolescenza al mondo adulto.

A Rimini ancora si erge l’Arco di Augusto, il più antico degli archi romani superstiti, costruito nel 27 a.C. nel punto d’incontro tra la via Flaminia e la Via Emilia, in onore di Cesare Ottaviano Augusto.

Spettacolare è pure il famoso Ponte di Tiberio, eretto per decreto dell’Imperatore Augusto ma completato sotto il successore, Tiberio (14 – 21 d.C.) per l’appunto.
Il ponte segna l’inizio delle vie consolari, Emilia e Popilia, dirette al Nord, e si trova all’estremità della principale via storica della città, il corso d’Augusto. La via Emilia, tracciata nel 187 a C. dal console Emilio Lepido, collegava Rimini a Piacenza; attraverso la via Popilia, invece, si raggiungeva Ravenna e si proseguiva fino ad Aquileia.

Interamente in pietra d’Istria, il grandioso ponte a cinque arcate è in stile dorico ed è un documento importante della sapienza tecnica dei Romani: i singoli piloni, dotati di speroni frangiflutti, non sono disgiunti gli uni dagli altri ma si allargano alla base e poggiano su un funzionale sistema di pali di legno.
Da non perdere è la nuova piazza sull’acqua, dalla quale si può ammirare un suggestivo scorcio del ponte godendo di una passeggiata pedonale a pel d’acqua sul bordo del bacino.

Bellissimo il Castel Sismondo, la residenza-fortezza di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini dal 1432 al 1468. La maestosa costruzione domina la scena con le sue grosse torri quadrate e le poderose muraglie a scarpa.
Non tutti sanno che dal 2007 è aperta al pubblico la Domus del chirurgo, una piccola Pompei riemersa dal buio dei secoli nel cuore storico di Rimini. Distrutta per un incendio intorno alla metà del III secolo, la domus ha svelato mosaici, intonaci e arredi che raccontano della Rimini antica; unica ed eccezionale è la scoperta di un ricco corredo chirurgico-farmaceutico.
Meraviglioso il Tempio Malatestiano.
Il Tempio Malatestiano di Rimini
Non dimenticate di fare una passeggiata nel Borgo San Giuliano, in un’atmosfera fresca e poetica, tra i vicoli e le casette lungo le varie stradine. Nato intorno all’anno Mille, era l’antico quartiere dei pescatori e oggi è un luogo suggestivo dove poter gustare i sapori tipici della cucina romagnola.
Vi consiglio, infine, di passare una volta almeno al Rose & Crown di viale Regina Elena, il primo british pub aperto in Italia, conosciuto in zona come il covo degli inglesi e dove nell’ormai lontano 1990, dopo la partita Italia-Uruguay, si accese l’inferno con oltre 200 hooligans.

Magari andateci l’ultima sera; il doppio cheese bacon burger con una pinta di birra spillata alla perfezione vi farà venire voglia di ritornare…
Non c’è fine. Non c’è inizio. C’è solo l’infinita passione per la vita.
(Federico Fellini)