
La proposta è di quelle impossibili o quasi; ma lasciatecelo credere perché l’idea di potersi ritrovare tutti di nuovo insieme a fare scuola, accanto a Caravaggio, Tiziano, Raffaello o Michelangelo, nelle aule giganti dei musei dove la voce rimbomba e fa l’eco, è una grande emozione.
A proporlo è Tomaso Montanari, docente e storico dell’arte dalla instancabile vis polemica, presidente del Comitato tecnico scientifico per le Belle Arti del Mibac.
La sua è una visione che mi pare positiva, provando a immaginare, anche nel campo museale, una ripresa post COVID “illuminata”.
Dal 18 maggio i musei italiani riapriranno e dovranno farlo in una maniera diversa, con tutti i distanziamenti e i numeri chiusi del caso: certamente una restrizione che, però, con uno studiato cambio di marcia potrebbe rivelarsi una conquista dal suo punto di vista, da sempre orientato contro la gestione imprenditoriale dei musei.
All’apertura settembrina delle scuole, quando la protezione dal virus farà emergere vecchie storie di criticità irrisolte (dalle classi pollaio all’edilizia inefficiente), il Professore ha proposto di trasformare le sale dei musei in aule scolastiche, consentendo una straordinaria connessione tra cultura e scuola.
Così, per uno o due giorni alla settimana, i musei potrebbero essere riservati alle scuole, dalle primarie alle superiori di secondo grado; per tenere lezioni di tutte le materie, e non solo di storia dell’arte.

Ci sarebbero problemi di tutti i tipi: di sicurezza, di organizzazione e di pluslavoro.
Sarebbe il delirio… ma un delirio vivo, utile, visionario e civile, che piace anche a me poter sognare.