C’è una villa favolosa e bizzarra, immersa nel verde e a un passo dal centro di Mantova.
Si chiama Palazzo Te, dall’isola del Teieto su cui sorse, ed è il capolavoro indiscusso dell’architettura manieristica voluto dal principe Federico II Gonzaga, figlio di Isabella d’Este e Francesco II Gonzaga.
Federico fu marchese dal 1519 al 1530 e, poi, fu elevato a duca da Carlo V.
Non aveva grandi doti militari ma uno spiccato interesse per le arti e le opere antiche, che collezionò con gusto.
Qui, in quella che progettò “non come abitazione di uomini ma come casa degli dei”, visse tra ozio e svago, dove lo immaginiamo a trascorrere le giornate nella bellezza tra importanti ospiti, calici di preziosissimi vini locali e musiche di sinfonie, arie, villanelle, frottole e madrigali.
Il Palazzo fu realizzato dal 1525 al 1535, dove erano ubicate le scuderie di famiglia, grazie alla fervida fantasia di Giulio Romano, il più celebre allievo ed erede di Raffaello, che seppe interpretare i gusti e i desideri del principe, coniugando in modo eccentrico gli elementi formali dello spazio e dell’architettura con gli splendidi cicli decorativi ad affresco e gli insoliti stucchi.
Andateci e mettete a fuoco la storia…
Percorrendo gli ambienti raffinati, vi imbatterete in soluzioni e trovate spettacolari che si rincorrono senza sosta con citazioni antiche e opzioni audaci tra miti celebri, divinità predilette e temi storici, legati alla gloria e alle virtù militari.
Straordinaria la grande invenzione scenica della camera dei Giganti, la creazione più celebre di Giulio Romano, che riesce a coinvolgere lo spettatore, attraverso il mito dei giganti che assaltano l’Olimpo, in una partecipata e visionaria riflessione sulla inevitabile tragedia di un mondo in rovina.
Qui, sull’intonaco affrescato, risultano ancora leggibili centinaia di scritte graffite che dal Cinquecento alla metà del Novecento sono state lasciate da turisti e soldati, irrispettosi e incuranti della bellezza del luogo.
Et giunto sua M [aestà Carlo V Imperatore] al Palazo dil Te se n’andò nel Camarone [Camera di Amore e Psiche], et visto quello, sua M [aestà] restò tutta meravigliosa, et ivi stette più di mezz’hora a contemplare, ogni cosa laudando sommamente.
(Luigi Gonzaga da Borgoforte, sec. XVI)