XIV secolo
Via S. Chiara, 49, Napoli
Voluta da Roberto d’Angiò e sua moglie Sancha de Maiorca, la basilica fu consacrata nel 1340. Creata in forme gotiche provenzali, fu impreziosita dai lavori di Tino da Camaino e Giotto.
Nella seconda metà del ’700 venne ulteriormente arricchita, divenendo un gioiello barocco.
Se oggi entrate, non vi sembrerà la stessa chiesa perché nel 1943, in pieno II conflitto mondiale, fu colpita da una bomba alleata che la fece bruciare per quasi due giorni, donandole l’aspetto severo, spoglio e intimamente addormentato che la caratterizza.
In posizione centrale, anche se mutilo, si staglia il sepolcro di Roberto d’Angiò, realizzato dai fiorentini Giovanni e Pacio Bertini (1343-1346 ca.).
Non perdetevi, sul retro, il Chiostro maiolicato rimaneggiato dall’architetto Domenico Antonio Vaccaro tra il 1742 e il 1769 e fortunosamente scampato. I ceramisti Donato e Giuseppe Massa lo decorarono con paesaggi e scene bucoliche, che recenti lavori di restauro hanno riconsegnato all’antica freschezza.
Vi porterete negli occhi per un bel po’ la luminosa bellezza delle riggiole (così si chiamano le mattonelle in maiolica al Sud) di Napoli.