
Ad Assisi sono stata più volte, d’estate e d’inverno, di giorno e di notte; ma amo ritornarci nel freddo buio di dicembre, quando la tramontana soffia forte e il suo misticismo si addensa insieme alla nebbia sulla tua faccia. Un luogo infinito dove, se si vuole, si può sul serio restare nel silenzio ad ascoltarsi, scartando e assaporando i pensieri, uno ad uno come caramelle.
Arroccata sulle pendici occidentali del monte Subasio, Assisi fu un importante centro economico e sociale dell’Impero romano. Ma, poi nel XII secolo, vi nacque Francesco e da allora quel nome e quel tempo riecheggeranno per sempre insieme al suo destino di carità.
Non è una vacanza per tutti, il turista che non riesce a decelerare è bene che si tenga alla larga perché la pace che si respira potrebbe bucargli il petto. Chi ha, invece, voglia di rallentare e cogliere l’essenziale della bellezza deve mettersi sui percorsi del patrono d’Italia e cercare prima di tutto la Basilica di San Francesco, la Porziuncola e l’Eremo delle carceri. Vi suggerisco di muovervi in automobile.
La Basilica è il simbolo della città. Si presenta con due chiese esattamente sovrapposte: una superiore, gotica e più luminosa con slanciati archi a sesto acuto dove campeggiano le audaci scelte di Giotto sulle Storie di San Francesco (che pure alcuni studiosi mettono ancora in dubbio) con corpi veri che occupano uno spazio e scorci urbani che ancora ti sorprendono. L’altra, inferiore e più oscura, guarda all’arte romanica e funge da cripta per le spoglie del Santo. Qui guardando Giotto, Cimabue, Simone Martini e Pietro Lorenzetti vi sistemerete sulla via della pittura moderna.
La Porziuncola è un luogo assai suggestivo: una chiesa nella chiesa. Protetta dentro la cinquecentesca Basilica di Santa Maria degli Angeli, prende il nome dalla zona denominata “Portiuncula”, che letteralmente indica la piccola porzione di terreno su cui sorgeva. Qui Francesco comprese la sua vocazione e ricostruì questa chiesetta diroccata con semplicità e gioia, fondando l’Ordine dei Frati Minori nel 1209 e scegliendola come luogo di morte. L’ho visitata nelle ultime ore dell’anno vecchio, fradicia di speranze e illusioni ed ho chiesto perdono dei miei peccati con i brividi addosso.
Infine l’Eremo delle carceri, un nome che attrae e fa paura insieme. Vi immergerete nella dismisura della natura, in un bosco solitario e silenzioso ma mai muto. Mentre passeggiavo nella mia pace agnostica piena di luci e ombre, ogni cosa mi parlava con la voce della terra e dell’aria rendendomi benedetta e felice. È un’esperienza profonda dello spirito e dei sensi che vi consiglio, dove se riesci a metterti in ascolto diventi seme necessario dell’universo. Cercate la grotta in cui Francesco si ritirava per pregare, l’onestà della pietra antica vi carezzerà il cuore. Per chi fosse interessato alle celebrazioni liturgiche, il Santuario delle Carceri è custodito da cinque Frati Minori che scandiscono i vari momenti della giornata offrendo la possibilità ai fedeli di pregare insieme a loro.
“Ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’anima e di corpo.”
San Francesco