“L’Ardea roteò nel cielo di Cristo, sul prato dei Miracoli. Sorvolò le cinque navi concluse del Duomo, l’implicito serto del Campanile inclinato sotto il fremito dei suoi bronzi, la tiara del Battistero così lieve che pareva fosse per involarsi gonfia di echeggiamenti… Il Camposanto! …la grande urna quadrilunga ove la forza della città dorme fra un cipresso e un roseto, con i piedi congiunti, con le mani in croce sul petto…”
Gabriele D’Annunzio, Forse che sì forse che no, 1910
Appena uscita dalla stazione di Pisa Centrale, come mi avevano indicato, ho cercato in piazza l’hotel NH Pisa, sotto il quale aspettare la LAM Rossa con direzione Torre. Facilissimo!
Un po’ decentrata, la piazza del Duomo è il luogo artistico più celebre di Pisa. Patrimonio dell’Umanità dal 1987, è un grande prato verde su cui spuntano come corolle preziose e fragili: il Battistero, la Cattedrale con il Campanile e il Camposanto.
L’atmosfera è da favola: dentro quello spazio verde e bianco infinito (in cui sono precisamente appuntati con il vocabolario cristiano la nascita, la vita e la morte di ciascun uomo) gli occhi gioiscono e, con un’associazione mentale da bambina, la mia testa è subito volata all’immaginario campo dei miracoli dove Pinocchio fu invitato a piantare gli zecchini d’oro per far nascere l’albero delle monete.
La visita vale da sola il viaggio perché ognuno di quei monumenti, realizzati lungo i secoli XI-XII-XIII-XIV e poi risistemati più volte nel tempo, nasconde bellezza e rarità.
Innanzitutto l’immenso Battistero, dedicato a San Giovanni Battista, il più grande d’Italia e dalla forma che mi è sempre sembrata singolare. Dentro, dove ho avuto la possibilità di sperimentare le eccellenti caratteristiche acustiche riverberanti, l’ambiente mi è apparso inaspettatamente spoglio, a voler far spiccare il fonte battesimale e il pulpito di Nicola Pisano.
Poi ho visitato il Duomo, al cui interno ho ammirato a lungo il pergamo in marmo di Giovanni Pisano (domanda d’obbligo ai miei tempi per superare l’esame di storia dell’arte medioevale), realizzato entro il primo decennio del ’300. Nelle straordinarie formelle, magistralmente ricurve lungo la linea circolare dell’opera, troverete raccontati con passione alcuni episodi della vita di Cristo.
Finalmente la famosissima torre (il Campanile del Duomo) che, a causa di un terreno fatto di argilla e sabbia, ha fin dai tempi della costruzione rappresentato un motivo accesissimo di scervellamento. Per la sua inclinazione di ben 4 gradi, gli studiosi ogni tanto si allertano. Si è provato di tutto per tenerlo su: iniezioni di cemento, pompe aspiranti acqua, contrappesi di piombo, sotto-escavazioni del terreno.
Per fortuna la torre si staglia ancora nel cielo e giocare a sostenerla mi fa sorgere il dubbio che ad essere storto, forse, è il nostro mondo!
“Il Campo Santo di Pisa: il solo camposanto che sia al mondo, tutti gli altri son cimiteri“
Curzio Malaparte
Un ultimo sguardo, prima di andar via, dedicatelo al Camposanto. Qui venivano sepolte le maggiori personalità cittadine, spesso riutilizzando magnifici sarcofagi romani di grandissimo pregio. Una sorta di pantheon pisano che divenne soprattutto in epoca romantica, per una commistione di spunti storici ed esistenziali, uno dei monumenti più amati e visitati d’Italia. In effetti, il silenzio e la grazia di quel luogo vi inonderanno l’anima di un’improvvisa dolcezza.