Il giorno dopo, in auto, siamo giunti a Ragusa Ibla, il quartiere sorto dalle rovine dell’antica città dove si trova la maggior parte del patrimonio artistico di Ragusa.
Ibla sorge su una collina e la sua bellezza, attraverso strade e vicoli in pendenza, palazzi antichi, chiese e negozietti invitanti, ti richiama verso l’alto dove ti aspetta (quasi nel cielo) il duomo della città.
Il duomo di San Giorgio è uno strepitoso coup de théâtre…
Trovarselo svettante sulle teste in cima ad una lunga scalinata in tutta la sua maestosità e, per di più, in una posizione obliqua rispetto alla strada che si percorre per raggiungerlo, mi ha provocato una sensazione di straniamento tale da condurmi per un attimo fuori dall’abituale visione delle cose.
In poche parole, metti in discussione tutto e cerchi delle risposte a domande che ancora sono lì senza un perché!
Entrando, tra candelabri in bronzo, panneggi, ori e sete fruscianti, c’è il trionfo del barocco.
Girando per la città, scoprirete tantissime chiese e interessanti palazzi storici, mentre qua e là spunterà qualche rovina pre-terremoto. Infilato tra due case dell’Ottocento, non perdetevi il grandioso portale (in realtà la porta laterale destra) dell’antica chiesa di San Giorgio, uno straordinario reperto di architettura gotico-catalana. Costruito con blocchi di calcare tenero dal delicato colore rosato, è il monumento simbolo della città di Ragusa.
Come un brillante di famiglia prezioso vi luccicherà dinanzi agli occhi Noto, incastonata su un altopiano che domina la valle dell’Asinaro. Ricostruita completamente dopo il terremoto del 1693, la sua armonia di forme e di colori è sorprendente.
Spassandomela per le sue strade, la luce calda della pietra calcarea (che è ovunque) mi abbagliava di bellezza mentre le vanitose e singolari forme delle costruzioni catturavano la mia curiosità nel loro assembramento eclettico.
Grandiosa e lieve appare, in cima alle scale, la facciata della cattedrale di San Nicolò. Le due torri laterali, la trabeazione e le colonne ricordano la chiesa di Notre Dame di Versailles, costruita solo qualche anno prima. L’interno, purtroppo gravemente compromesso dal crollo della cupola e di due navate nel marzo 1996 e riaperto al culto dopo ben nove anni di lavori, non conserva per me lo stesso fascino.
Da non perdere, in primavera (la terza domenica di maggio), la “Infiorata” quando via Corrado Nicolaci si trasforma in un tappeto di fiori dalle infinite tonalità, che raccontano ogni anno un tema diverso.
Seguitemi, il viaggio continua…