Posta sulle colline orientali della Murgia, Martina Franca, con un’altitudine che supera i 400 metri, ci è immediatamente apparsa come la più fresca di tutte le città che abbiamo visitato in val d’Itria.
Largamente popolosa nella parte moderna, custodisce un borgo antico molto interessante. Fondata nel X secolo da alcuni forestieri scappati alla devastazione saracena di Taranto, spicca per le sue bellezze barocche e rococò.
Maestosa è la facciata della basilica di San Martino in piazza Plebiscito, realizzata in pietra calcarea nella seconda metà del XVIII secolo.
Esuberanti appaiono i frontespizi dei numerosi palazzi nobiliari e grandioso il palazzo Ducale, costruito nella seconda metà del XVII secolo ed oggi sede del Municipio e della Biblioteca comunale.
Bellissima la balconata centrale, ringhierata in ferro battuto e sorretta da quattro mascheroni scaramantici dallo sguardo beffardo.
Non perdetevi le mura di cinta e le porte antiche d’accesso, tra cui l’incantevole porta di Santo Stefano, in piazza XX settembre.
Non posso lasciarvi senza un accenno ai piaceri del palato. Ho provato, su suggerimento esperto della mia amica Ivana, una squisita purea di fave con verdura selvatica, i famosi panzerotti di Speziale, la focaccia di Villanova, gli sfiziosi antipasti proposti dalle masserie, gustosissimi ravioli di ricotta e spinaci, carni arrosto e freschissimi ricci di mare, di cui sono ghiotta, che ho gustato col cucchiaino come un dessert. Vi consiglio tutto!
Conoscono i bisbigli e le storie di ognuno, gli ulivi. Con una statura reale e simbolica che sovrasta le querce, l’uva, il grano, le greggi, i canti, le superstizioni di questa terra di colori e di sapori.
Stefania Mola